SAN SPERATE, un piccolo Comune di 7500 abitanti del Campidano, situato a nord da Cagliari, ad una distanza di circa 20 Km. I paesi confinanti sono a nord Nuraminis, a est Monastir, a est e sud-est Sestu, a ovest Villasor, a ovest e sud-ovest Decimomannu e a sud Assemini. Si presenta come un fiorente centro agricolo grazie alla natura del terreno e alle condizioni climatiche. Attraversato dai fiumi “Flumini Mannu” e “Flumineddu”, si presenta come uno dei centri agricoli più importanti della Sardegna, grazie alla natura del terreno e alle condizioni climatiche. La coltura principale è quella delle pesche, seguita dagli agrumi, in quantità meno consistente albicocca, grano, verdure pomodoro. Sul territorio di San Sperate è presente oggi una forte espansione nel settore apistico, producendo mieli pregiati di tutta l’Isola, in particolare miele di corbezzolo, unico nel sapore.
UN PO’ DI STORIA… la storia di San Sperate è antichissima, la testimoniano i numerosi resti ritrovati, il centro è stato sempre abitato e coltivato. Il nome primitivo di questo centro fu “Orticedro” per la presenza di cedri piantati dai “Saraceni”. Nel 500 d.c. dei vescovi africani esiliati in Sardegna, portarono con loro le reliquie di due santi, una di loro erano di “Sperato” un santo nord-Africano, le portarono a San Sperate che all’epoca si chiamava “Civitas Valeria”.
Tra il 600 e il 1200 furono ritrovate le reliquie del “Santo Sperato”, proprio dove oggi sorge la chiesa la chiesa Parrocchiale, l’antico nome fu cambiato in “San Sperate”. Tra il Vi e il XIII secolo, San Sperate, nonostante fosse stato dominato da Bisanzio prima, e occupato dai Pisani dopo, edificò proprio in quel periodo le due chiese in stile Romanico dedicate a Santa Lucia e a San Giovanni. Successivamente intorno al XVII secolo edificò la chiesa Parrocchiale sul luogo in cui fu ritrovata la tomba del “Santo Sperato”.
Nel 1876, durante uno dei primi scavi fu ritrovata “LA MASCHERA Ghignante”, risalente al periodo Fenicio-Punico, V-VI secolo a.c., utilizzata per allontanare le influenze maligne.
“LA MASCHERA” ha ormai acquistato un valore per le antichità di San Sperate, oggi custodita al Museo Archeologico di Cagliari.
Un altro simbolo della Città di San Sperate è un “Modellino di Nuraghe “, databile IX-VIII secolo a.c., altare in calcare, a foggia di Nuraghe, scolpito con grande maestria, anch’esso custodito al “Museo di Cagliari”. Tra il XVII e il XVIII secolo il paese fu prima un feudo della baronia di Serdiana e Donori, in seguito del Supremo d’Aragona, in seguito fu venduto per problemi giudiziari. In questo periodo la comunità di San Sperate temeva l’assidua minaccia del fiume RIU Mannu, perché nei periodi piovosi rendeva le campagne impraticabili. Nel 1880 fu presentato un progetto per la realizzazione degli argini, per motivi burocratici non si riuscì a realizzarli, intanto la popolazione temeva l’alluvione. Il 20 Ottobre 1892 il fiume Riu Mannu straripò, devantando San Sperate, causando la morte di 69 persone. Il paese di San Sperate venne ricostruito grazie all’impegno e al sacrificio della povera gente.
Negli anni ’50 l’obbiettivo principale era quello di migliorare la produzione agricola del paese, impiantando nuove qualità di pesche e agrumi, un opera di razionalizzazione dell’agricoltura, rendendo San Sperate famoso in tutta l’isola.
Dagli anni ’60 ad oggi San Sperate ha acquistato forma nell’organizzazione dell’arte e della cultura, divenendo ben conosciuto (e subito copiato) come il “Paese Museo” grazie ai suoi “Murales”, pitture murali eseguite sulle pareti delle case del paese, che rappresentano un nuovo vivace mezzo di comunicazione popolare; i Murales di san Sperate permettono ai visitatori di tutto il mondo di apprezzare le capacità espressive di quest’arte e il talento di artisti locali e stranieri.
Un altro fenomeno artistico di grande interesse che ha contribuito alla crescita culturale del paese sono le compagnie teatrali rivalutando le tradizioni e la lingua Sarda, “La Maschera” con esperienza quarantennale e “ANTAS Teatro” da un distacco dalla Maschera.
PERCHE’ PAESE MUSEO?
Era Giugno di tanto tempo fa. La memoria non è più così lucida, i ricordi sono soffusi nelle sensazioni dell’entusiasmo, nello stupore di tanta gente, per i muri bianchi !!!
I volti cotti dal sole incorniciavano sorrisi pieni di amicizia e di spontanea partecipazione.
Le mani callose stringevano altre mani.
La lunga processione del Corpus domini, si snodava nelle strade imbiancate di calce, i mattoni crudi si vestivano a festa con le frasche portate dai giovani e con i primi colori sui muri.
Si iniziava inconsapevolmente la nuova storia di San Sperate, una storia di San Sperate, una storia scritta con i colori dell’entusiasmo.
Pinuccio Sciola
La voglia di comunicare nuovi messaggi attraverso l’immagine era fortissima e quei muri bianchi erano un grande invito ad esprimersi. Il primo periodo tutto sembrava impossibile per diffidenza delle persone trasformata in poco tempo in entusiasmo. Sciola sostenuto da numerosi artisti italiani e stranieri come Foiso Fois, primo Pantoli e tanti altri. La formula di Pinuccio Sciola era recuperare e trasformare i muri di fango in una valorizzazione economica e culturale dell’intero paese.
Dal 1970 il “MURALISMO” di San Sperate, da allora chiamato “PAESE MUSEO”, divenne attenzione della cronaca come campo sperimentale socio-politico-culturale, richiamando artisti italiani e stranieri, di Sassari e Cagliari. Il Muralismo a San Sperate è nato con obbiettivi ben diversi di altre comunità,
anch’esso ha avuto murales politici, ma l’intenzione era ribaltare l’impostazione dell’arte e della cultura del tempo. Oggi San Sperate ha contatti con le accademie d’arte più importanti d’Europa, portando studenti Americani, Messicani, Ungheresi e Spagnoli per studiare e fare esperienze sui muri. Un artista San Speratino che ha contribuito a valorizzare questo piccolo centro agricolo al fianco di Sciola è Angelo Pilloni.
Pilloni nasce a San Sperate nel 1945, dal 1972 partecipa attivamente al movimento muralistico e culturale del paese, oggi uno dei muralisti più apprezzati in tutta l’isola. Nei suoi murales vengono riprodotte scene di vita rurale del passato, dove le persone possano identificarsi: feste paesane, antichi lavori, caratteristiche di vita rurale del passato, dove le persone possano identificarsi: feste paesane, antichi lavori, caratteristiche delle case campi danesi con i tipici portoni in legno e i muri di “ladiri” (fango e paglia).
Da alcuni anni segue il cantiere muralistico per il Comune, il suo compito è di realizzare nuovi murales, salvaguardare e restaurare i vecchi. Un altro avvenimento che partì quasi parallelo al Muralismo, portando San Sperate è la “Sagra delle pesche” nel periodo di maggior produzione, metà luglio. Durante quei giorni in coincidenza con la festa del patrono “San Sperate”, ogni famiglia esponeva sulla strada tutto quello che di più antico possedeva: aratri rustici di legno, mole di pietra, attrezzi casalinghi per la panificazione, oggetti rari e preziosi, ecc; richiamando la partecipazione dei forestieri. Nelle ultime edizioni son stati richiamati oltre 30.000 visitatori, ottenendo così nel 2000 da parte della Regione Sardegna il riconoscimento di “Manifestazione di rilevante interesse culturale Turistica”. Negli stands e nelle case allestite per l’occasione, è possibile degustare e acquistare varie qualità di dolci e prodotti locali. Con questi anni di esperienza il paese ha raggiunto una nuova visione culturale, ottenendo da parte del Ministro dei beni Culturali la denominazione di “Comune ad economia Turistica”.
Questa è la storia in breve di “San Sperate Paese Museo” e della cultura acquisita delle persone che ci abitano, le contestazioni e le provocazioni politiche degli anni sessanta oggi non hanno più ragione di esserci.
FESTE E AVVENIMENTI
Momenti di incontro e cambi di cultura per San Sperate sono le feste del paese legate all’agricoltura, quella più importante è “San Sperate” festa del patrono, il 17 Luglio, in concomitanza con la “Sagra delle Pesche”; sempre in quei giorni si svolge il “Raduno Regionale Fiat 500 e derivate”, manifestazione molto importante per il grosso numero di iscritti.
Il 5 Maggio si festeggia “Santa Prisca” Patrona del paese. Il 10 Maggio si celebra Sant’Isidoro protettore delle messi. La prima domenica di Giugno “Corpus Domini” in questa occasione tutto il paese addobba i muri esterni delle loro case con lenzuola ed arazzi. La seconda domenica di Giugno si celebra “Santa Barbara”; il 24 Giugno si celebra e si festeggia “San Giovanni2; il 13 Dicembre, viene preparato un gigantesco fuoco e si celebra Santa Lucia. I l2 Novembre, in occasione della commemorazione dei defunti è tradizione che i bambini si rechino di casa in casa per chiedere “Is Paixeddas”, offerte destinate alle anime dei defunti, offrendo caramelle, dolci prodotti in casa e frutta del periodo. |